Getting the last word

[28/02/2013 Be my Valentine]

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  1. ^Nihal88^
     
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    Titolo: Getting the last word (or: The one where Rose Weasley not-so-subtly tries to give her father an heart attack)
    Autore: RobyLupin (^Nihal88^)
    Fandom: Harry Potter
    Rating: Per tutti
    Personaggi/Pairing: Rose Weasley, Scorpius Hyperion Malfoy, Albus Severus Potter, Rose/Scorpius
    Tipologia: One-Shot
    Lunghezza: 3883 parole
    Avvertimenti: None.
    Genere: Commedia
    Disclaimer: Harry Potter non mi appartiene, è tutto di Warner Bros, Salani, case editrici varie in giro per il globo e, sopra ognuno di loro, Mamma Row. Le uniche cose che io ci guadagno sono grasse risate a spese dei personaggi e una notevole riduzione dello stress quotidiano grazie a questo.
    Note dell'Autore: Prompt #7 della New Generation: Rose si è sentita ripetere così spesso da suo padre che non deve immischiarsi a personaggi come i Malfoy, anche se suo cugino è il migliore amico di uno di loro, che quando Scorpius l'ha invitata si è sentita in dovere di accettare all'istante.
    Grazie a Liz che lo ha scelto (seppure alla cieca) per me: amo scrivere di Ron come padre, lo ammetto. <3

    Introduzione alla Fan's Fiction: .
    "Che c'è?"
    "Beh, Albus mi ha detto che tuo padre ti tormenta con la storia della povera bimba innocente da proteggere dal mondo, e pensavo-"
    "Evita, non vorrei ti venisse mal di testa."
    "... Conoscendoti," continuò, ignorandola. Rose aggrottò la fronte, stizzita. "Che la cosa ti avrebbe fatto venire voglia di dimostrargli il contrario - o di fargli saltare i nervi. Possibilmente entrambe le cose. Non so per la prima, ma per la seconda avrei un'idea sul come fare."
    Istintivamente - e malvolentieri, dovendo essere onesti - drizzò le orecchie, strappando un sorriso divertito a Malfoy, che si raddrizzò sulla sedia ed esclamò, diventando improvvisamente serio.
    "Rose Weasley, mi faresti l'onore di uscire con me?"



    Getting the last word (or: The one where Rose Weasley not-so-subtly tries to give her father an heart attack)





    Era iniziato tutto in un nevoso pomeriggio invernale l'anno dopo la fine della seconda Guerra Magica.
    Hermione era tornata a casa per le vacanze invernali, e Ron aveva deciso di passare il giorno di Natale con lei, trasformando la festa nell'occasione ideale per incontrare i suoi genitori come fidanzato della figlia. Nessuna pressione, ovviamente.
    I signori Granger erano usciti per andare a trovare alcuni vicini di casa, almeno ufficialmente. Hermione però sapeva, grazie all'occhiolino lanciatole da sua madre dalla porta, che era più che altro un modo magnanimo per lasciarli soli - e, magari, consentire a Ron di riprendersi dopo un pranzo che aveva trascorso pallido e muto, rispondendo a monosillabi alle loro cortesi domande. Il signor Granger l'aveva trovato estremamente divertente ma, grazie a Merlino, sua madre era dotata di misericordia infinita e aveva voluto concedergli una pausa.
    Finalmente soli in casa, ma con lo spettro incombente del ritorno a casa dei genitori in qualunque momento, Ron e Hermione avevano infine deciso di accoccolarsi sul divano del salotto insieme, facendo zapping tra i vari canali alla ricerca di un film da vedere. O, meglio, lei aveva deciso; Ron, che non aveva mai visto una televisione in vita sua, aveva semplicemente deciso di andare con la corrente sperando in bene. L'esperimento aveva avuto successo, almeno a giudicare dallo sguardo assorto che Ron aveva assunto nel momento in cui le prime immagini avevano iniziato a scorrere sullo schermo.
    Alla fine, Hermione era riuscita a trovare una vecchia versione di Romeo e Giulietta, film per nulla natalizio ma che rivedeva sempre con piacere, e si era sistemata meglio contro il ragazzo, perdendosi nella trama, sperando che la novità della televisione bastasse a distrarre Ron dal fatto che stessero vedendo una storia d'amore.
    Certo, come no.
    "Hermione, dove sono finiti i folletti carini e il ciccione con la barba?" chiese infatti dopo qualche minuto, inclinando la testa di lato e aggrottando la fronte. Hermone sospirò.
    "Odio i film di Natale, Ron. Sono troppo zuccherosi e buonisti." Rispose, senza staccare gli occhi dalla tv. "Questo invece è un classico."
    Hermione poteva sentire le rughe sulla fronte di Ron diventare più profonde.
    "E di cosa parla, esattamente?"
    "Di due ragazzi che si amano e vengono ostacolati dalle loro famiglie che si odiano a morte da generazioni."
    "Esagerati."
    "Disse l'uomo invischiato in un odio pluri generazionale con la famiglia Malfoy."
    "Posso quindi dire di avere esperienza in merito, e se due persone riescono ad innamorarsi nonostante l'odio familiare, significa che la situazione non è poi così tragica."
    "Si conclude con il doppio suicidio dei due, Ron."
    "Melodrammatici. Nella nostra famiglia non sarebbe mai successo: Ginny è cresciuta bene, non si sarebbe mai innamorata di Malfoy."
    Hermione lo guardò alzando un sopracciglio.
    "Sai, Ron, sarebbe tanto, tanto divertente se un giorno avessimo una figlia e questa si innamorasse di un ipotetico figlio di Draco. Ma davvero, davvero tanto."
    "Per favore, tu odieresti avere Malfoy come cosuocero tanto quando lo odierei io."
    "Non ci giurerei se fossi in te, sai."
    "E comunque non potrebbe mai succedere." Sbuffò Ron, riprendendo a guardare la televisione. "Io educherei bene mia figlia."
    "Certo, come no." Rispose. Ron non replicò, e lei preferì lasciar cadere il discorso: dopotutto, non si sentiva ancora precisamente a suo agio nel parlare di figli.
    Quello che però non sapeva era che, nonostante la sicurezza con cui aveva parlato, un tarlo si era già introdotto nel cervello di Ron, silenzioso e discreto, che sarebbe esploso solo otto anni dopo, quando diede alla luce la sua primogenita, Rose.

    Rose aveva passato tutta la sua vita a sentire suo padre parlare male dei Malfoy. Lettalmente.
    Quando era piccola, la cosa le poteva anche andare bene. Quale bambina di otto anni, in fondo, non vuole che suo padre sia orgoglioso di lei? Per Rose era stato facile, a quei tempi, promettere a suo padre che mai e poi mai avrebbe avuto volontariamente a che fare col giovane rampollo dei Malfoy.
    Quando poi aveva iniziato Hogwarts, aveva scoperto che non era una promessa così difficile da mantenere: Scorpius era finito a Serpeverde mentre lei era stata smistata come il resto della sua famiglia in quel di Grifondoro, che ormai straripava di pargoli Weasley. Facile quindi, no?
    No. Perché, un paio di settimane dopo lo Smistamento, ci aveva pensato il suo cugino preferito, Albus, a rendere la sua vita di odiatrice dei Malfoy più complicata facendo amicizia con il loro erede e dicendole, con lo slancio tipico di un undicenne, quanto il suo nuovo migliore amico Scorpius fosse fantastico!
    Ma che fortuna!
    E così aveva dovuto includere a forza nella sua vita anche il ragazzino che, non contento di averle rubato suo cugino, aveva anche la presunzione di avere ottimi voti a scuola. Non quanto lei, ovviamente; in fondo, era figlia di Hermione Granger, e scusate se è poco.
    Sua madre non aveva detto nulla, limitandosi a pestare con violenza il piede il marito che, a sua volta, aveva semplicemente digrignato i denti davanti alla lettera in cui la figlia lo informava della sua nuova frequentazione ad Hogwarts - e in cui era stato messo in evidenza come fosse Albus, e lui solo, l'amico di Malfoy, non lei. Mai lei.
    Con grande sollievo di Ron, l'amicizia tra i due non decollò mai davvero. E se, da quel momento in poi, capitò che i commenti acidi nei confronti di quella famiglia aumentassero improvvisamente durante le vacanze estive e invernali... beh, era sicuramente un caso, parola di Weasley.
    Certo.
    Per anni però questo non rappresentò un problema, come già detto. I guai iniziarono ad arrivare solo quando l'età ingrata temuta da tutti i genitori, altrimenti detta adolescenza, colpì anche la piccola di casa Weasley.
    Come si può immaginare, Ron fu a dir poco entusiasta/i> quando si rese conto che la sua bambina stava crescendo davvero. Lontano da suo padre. In una scuola piena di ragazzi. Dove c'era anche <i>lui.
    Entusiasta, appunto.

    "Una lettera degli zii?" chiese Albus alla cugina, sedendosi accanto a lei per la colazione. Lei annuì, distratta, fece una smorfia stizzita e bevve un sorso di succo di zucca.
    "Papà sta per avere una crisi di nervi, credo."
    "Come mai?"
    "Ha saputo di Micheal." Altra smorfia, seguita da uno sbuffo. Ragazze. Albus non le avrebbe mai capite.
    "E perché il tuo ex ragazzo dovrebbe mandarlo in crisi mistica?"
    "Perché esiste, credo." Fece spallucce, posò la pergamena e continuò la sua colazione. Il modo in cui infilzò col coltello il panino da imburrare, però, gli disse che la calma che dimostrava era solo apparente. Sì, Albus era incredibilmente perspicace per essere un mezzo Potter, come si può vedere.
    "E quindi?" chiese dopo alcuni minuti di silenzio. La cugina storse la bocca e fissò con astio la lettera del padre di fianco a lei.
    "A quanto pare, mio padre mi ritiene troppo giovane per uscire con un ragazzo, perché 'gli adolescenti sono dei maniaci, Rosie' o anche 'Sei ancora una bambina, dovresti aspettare almeno altri cinque anni per pensare ai ragazzi, Rosie, ora pensa alla scuola'. Ho. quasi. sedici. anni, Albus," mormorò, assottigliando gli occhi. "Lui alla mia età aveva già aiutato zio Harry miriadi di volte con Voldermort. E non sono un'ingenua dodicenne, non sono stupida, posso fare le mie scelte da sola, grazie tante."
    "Andiamo, Rose, lo sai che non intendeva-"
    "Mi tratta sempre, sempre come se fossi una mocciosa. Ogni singola volta che mi fa un discorso serio. Lo sai, Albus, lo vedi anche tu a casa. Hugo no, invece, non sia mai!" continuò, ignorando la sua bocca aperta pronta ad un ulteriore commento. "Lui è più piccolo di me, di ragazze ne ha avute tre. Credi abbia ricevuto una lettera come la mia? No! Gli ha dato una pacca sulla spalla. Una pacca sulla spalla." Fece una risatina isterica; Albus scivolò inconsciamente sulla panca per allontanarsi da lei.
    Con suo grande sollievo, Rose non aggiunse altro e andò avanti a mangiare; lo sguardo rimaneva però accigliato, e non gli faceva presagire nulla di buono. Sospirando, si chiese una volta di più cosa avesse fatto di male per meritarsi degli sciroccati per parenti.

    Rose non aveva la benché minima idea di cosa avrebbe fatto dopo quella lettera, ma di una cosa era certa: sarebbe stato qualcosa che avrebbe fatto andare completamente fuori di testa suo padre. E che diamine, non aveva più tre anni, era ora che lo capisse e lo accettasse.
    La risposta le si parò davanti quella sera mentre studiava in Biblioteca, sotto una forma decisamente inaspettata.
    "Weasley," salutò Scorpius Malfoy dietro di lei; Rose si limitò ad un vago cenno della testa di risposta.
    Nonostante la loro conoscenza durasse da anni, ormai, era raro che i due si ritrovassero insieme senza Albus a fare da collante. E no, i vecchi rancori tra le loro famiglie non c'entravano affatto; semplicemente, non avevano mai avuto granché da dirsi, e l'unica cosa che davvero li accumunava era l'affetto per suo cugino.
    E, d'accordo, forse a Rose ancora non andava completamente giù il fatto che avesse preso più di lei all'esame di Trasfigurazione al quarto anno, ma questi erano dettagli irrilevanti.
    Scorpius si era intanto seduto accanto a lei, e la guardava a braccia incrociate. Rose odiava che la gente la fissasse.
    "Che c'è?" La finezza l'aveva presa da sua padre, sì.
    "Albus mi ha raccontato della lettera di tuo padre."
    Oh, ecco un carinissimo tic all'occhio che arrivava ad allietare la sua già splendida giornata! Albus l'avrebbe pagata per questo.
    "Albus deve imparare a farsi gli affari suoi, e tu con lui." Si chinò nuovamente sul suo libro, sperando di chiudere così il discorso, ma Scorpius continuò a guardarla con sguardo interessato. Sbuffò. "Che c'è?"
    "Beh, Albus mi ha detto che tuo padre ti tormenta con la storia della povera bimba innocente da proteggere dal mondo, e pensavo-"
    "Evita, non vorrei ti venisse mal di testa."
    "... Conoscendoti," continuò, ignorandola. Rose aggrottò la fronte, stizzita. "Che la cosa ti avrebbe fatto venire voglia di dimostrargli il contrario - o di fargli saltare i nervi. Possibilmente entrambe le cose. Non so per la prima, ma per la seconda avrei un'idea sul come fare."
    Istintivamente - e malvolentieri, dovendo essere onesti - drizzò le orecchie, strappando un sorriso divertito a Malfoy, che si raddrizzò sulla sedia ed esclamò, diventando improvvisamente serio.
    "Rose Weasley, mi faresti l'onore di uscire con me?"
    Per un istante, Rose fu tentata di chiedergli se non gli fosse andato completamente di volta il cervello, ma uno sguardo al sorrisetto che Scorpius stava palesemente tentando di trattenere la bloccò.
    A suo padre sarebbe venuto un infarto. Ghignò.
    "Con piacere, Scorpius."
    Perfetto.

    Come nella classica tradizione di Hogwarts, decisero che il loro primo appuntamento si sarebbe svolto durante la successiva gita ad Hogsmeade che, casualmente, cadeva pochi giorni dopo il famigerato San Valentino, festa dgli innamorati. Tempismo perfetto, come si suol dire.
    Ora, qualcuno potrebbe pensare che si incontrarono di nascosto e fecero ricorso a mille sotterfugi per evitare come la peste le spie che suo padre aveva nella scuola - alias la miriade di cugini Weasley pronti a fare rapporto sulla svolta nei rapporti della primogenita di zio Ron con Malfoy.
    Quel qualcuno, ovviamente, si sbaglierebbe. Alla grande, proprio.
    La passeggiata fino al villaggio la fecero mano nella mano, ridendo e scherzando come una qualunque coppia di adolescenti che si rispetti. Scorpius arrivò perfino ad aiutarla ad attraversare una pozzanghera particolarmente enorme che occupava in larghezza tutto il sentiero - no, niente mantelli stesi sull'acqua, quella è una trovata da Babbani mentecatti, diciamocelo; un semplice Incantesimo Drenante era decisamente molto più efficace, veloce e sensato.
    Il pomeriggio passò velocemente, e le prime gocce di pioggia li sorpresero appena usciti da Mielandia; Rose non poté fare a meno di fare una smorfia quando una particolarmente grossa le colpì il naso.
    "La mamma non ti ha insegnato che a forza di fare tutte queste smorfie rischi che ti si paralizzi la faccia?" Commentò Scorpius, ridacchiando. Rose cacciò fuori la lingua.
    "Chiudi il becco, Malfoy, è gelida!"
    Lui alzò gli occhi al cielo.
    "Voi ragazze siete così noiose a volte..."
    Il disturbo di una risposta al cianuro le fu risparmiato quando lui le afferrò la mano e prese a correre in direzione dei Tre Manici di Scopa al suono di un: "Andiamo, prima che tutta Hogwarts arrivi e ci rubi il posto!" a cui non poteva proprio obiettare.
    Arrivarono al locale appena bagnati, e ringraziò il cielo che la pioggia non si fosse ancora trasformata in uno degli scroci così tipici di quella zona, che li avrebbe sicuramente lasciati zuppi come pulcini.
    Il locale stava già iniziando a riempirsi di studenti che cercavano un riparo al caldo, e puntò automaticamente lo sguardo verso uno dei tavoli ancora liberi accanto al camino.
    "Prendi pure il posto, vado a prendere da bere. Una Burrobirra?"
    "Grazie." Rispose, sorridendogli e dirigendosi poi verso quello libero più vicino al fuoco.
    Si era seduta da nemmeno dieci secondi che qualcun altro si occupò senza preavviso la sedia davanti a lei. Qualcuno di decisamente troppo moro per essere il platinato erede dei Malfoy.
    "Albus?"
    "Rose! Che diavolo stai combinando?" chiese, senza troppi preamboli. Lei incrociò le braccia, mettendosi subito sulla difensiva.
    "Mi godo il mio appuntamento."
    "Con Scorpius."
    "Con Scorpius." Confermò, spostando una ciocca ribelle dietro l'orecchia ed evitando lo sguardo accusatore del cugino.
    "Rose..."
    "Che hai, Albus? Hai sempre decantato le sue lodi, spronandomi a dargli una possibilità. Lo sto facendo ora, dovresti essere felice."
    "Intendevo come amico." Sbottò.
    "Beh, invece ho deciso che non lo voglio come amico. Denunciami."
    Albus si passò stancamente una mano sulla faccia e sospirò.
    "Rose, tu a malapena parli con Scorpius. Stai ancora schiumando di rabbia per quella volta in cui ti ha battuta a Trasfigurazione anni fa. E ora vorresti farmi credere che ti piace? In quel senso? Andiamo, se non ti conoscessi direi che-" Spalancò gli occhi, come illuminato da un'improvvisa rivelazione, e lei si fece istintivamente minuscola sulla sua sedia. "Merlino, Rose. Sei uscita con lui per far rabbia a zio Ron? Sul serio?"
    "Se può consolarti l'idea è stata sua."
    "E tu ti sei prontamente rifiutata, sostenendo di avere troppa dignità per fare una cosa così infantile, vedo..."
    "Oh, per Merlino, Scorpius, è solo uno scherzo! Entro domani uno dei nostri cugini informerà papà, che si spaventerà a morte dato niente sarebbe peggio di un Malfoy per sua figlia, dal suo punto di vista, e dopo che mi avrà inviato la sua lettera melodrammatica e l'avrò lasciato sulle spine un paio di giorni, gli dirò la verità. Rilassati."
    "Rose-"
    "E comunque ripeto, hai sempre fatto pressioni perché io e Scorpius passassimo più tempo da soli insieme; ora lo stiamo facendo, dovresti esserne contento."
    "Non intendevo che andaste da Madama Piediburro a pomiciare!"
    "Per favore, Albus. Non andrei mai da Madama Piediburro per pomiciare, soprattutto a San Valentino. Anche'io ho i miei standard."
    "Non l'avrei mai detto..."
    "Ahahah. Simpatico."
    "E che avete fatto tutto il pomeriggio da soli?"
    Lei fece spallucce.
    "Un giro. Siamo stati al Ghirigoro, abbiamo dato un'occhiata alle vetrine di MondoMago e poi siamo stati alla Stamberga Strillante, dove mi ha gettata a terra e baciata con passione-"
    "ROSE!"
    "Sto scherzando, idiota. Mi pare ovvio che non abbiamo pomiciato. Cielo, per chi mi hai presa?"
    "Sei una Weasley, Rose. Sei geneticamente predisposta a fare stupidaggini per orgoglio. Senza offesa."
    "... Idiota."
    La studiò per qualche istante.
    "Che ha voluto in cambio?"
    "Mi credi così disperata da fare affari con Malfoy solo per fare dispetto a mio padre?"
    "Sì. E lui è il mio migliore amico, lo conosco. Forza, che ha voluto?"
    "... Una mano in Pozioni fino alla fine dell'anno. Mi è parso un buon compromesso, dopotutto."
    Sospirò si nuovo, gettando un'occhiata al bancone e alzando un sopracciglio a Scorpius quando lo vide dirigersi verso di loro con due boccali colmi. L'amico, notandolo, assunse una sfumatura ancora più pallida del solito.
    I ragazzi la confondevano.
    "Albus! Che ci fai qui?"
    "Facevo un giro con Devon, dato che sia tu che Rose mi avevate dato misteriosamente buca per oggi, quando vi ho notati entrare qui insieme. Puoi immaginare la mia sorpresa."
    "Già..."
    "E quindi ho pensato di passare e salutare mia cugina e il mio migliore amico." Il modo in cui sottolineò i loro ruoli le fece intuire che non avrebbe considerato facilmente chiusa la faccenda con nessuno dei due. Merlino, ragazzi.
    "Ma che pensiero gentile..." fu la laconica risposta dell'altro, mentre lanciava a Rose una silenziosa richiesta d'aiuto. Alzò gli occhi al cielo.
    "D'accordo, cugino molto macho, io e Scorpius stavamo passando un bel pomeriggio prima che tu arrivassi, gradiremmo continuare così. E la tua presenza rovina la recita, ergo sparisci."
    Albus assottigliò gli occhi e la guardò malissimo, ma Rose si limitò a fissarlo di rimando, restando impassibile. Fu lui il primo a cedere: alzò gli occhi al cielo, sbuffò di nuovo e si alzò.
    "Come volete. Ma continuo a trovarvi ridicoli."
    "La tua essenziale e richiestissima opinione sarà sicuramente messa agli atti. Addio."
    Con un ultimo sguardo d'avvertimento a Scorpius, Albus si allontanò dal loro tavolo; l'altro ragazzo si sedette, osservandolo andare via.
    "Oh beh, ho l'mpressione che la mia trovata non lo entusiasmi troppo..."
    "Ignoralo; i maschi Weasley hanno l'abitudine di avere picchi di testosterone quando una ragazza della loro famiglia è coinvolta in qualunque tipo di rapporto con l'altro sesso. Stiamo cercando una cura che ce ne liberi, ma la ricerca sta andando a rilento, purtroppo."
    Scorpius rise di cuore, e Rose non avrebbe potuto impedirsi di imitarlo nemmeno se avesse voluto.
    Si guardò velocemente attorno e notò Neville, evidentemente ingaggiato dalla moglie per aiutare a servire gli avventori.
    "Povero Neville, costretto a lavorare anche in uno dei suoi pochi giorni liberi." Commentò a voce alta, e Scorpius seguì meccanicamente il suo sguardo verso di lui.
    "A volte mi scordo che tu e Albus lo frequentate anche fuori dalle vesta di insegnante. Che tipo è fuori dalla scuola?" chiese, curioso. Rose fece un sorriso enorme e, ignorando la vocina nella sua testa che somigliava tremendamente a quella di Albus, iniziò a raccontare di quella volta in cui Neville aveva regalato a suo padre una pianta da lui creata, e che aveva rivelato un'insospettabile fila di denti che avevano quasi mozzato le mani a suo fratello quando lei aveva cinque anni.

    Un paio d'ore dopo i due ragazzi stavano rientrando al castello in largo anticipo rispetto al coprifuoco, approfittando della momentanea tregua che la pioggia aveva concesso.
    Scorpius si esibì perfino in un classico dei gentiluomini, tenendo aperto il portone d'ingresso mentre Rose entrava.
    "Come siamo galanti, Malfoy."
    "Ehi, è un appuntamento, e i Malfoy vengono cresciuti a pane e bon ton. A mia madre verrebbe una sincope se venisse a sapere che ho mancato ai miei doveri verso la mia accompagnatrice."
    "Credo che a tua madre verrebbe una sincope se sapesse che l'accompagnatrice sono io, ma facciamo finta di nulla."
    "Più a mio padre, credo. Penso sarebbe una scena divertente." Rispose, chiudendo il portone dietro di sé e fermandosi.
    "Grazie mille per oggi, Scorpius, mi sono divertita." Disse, guardandolo negli occhi e sorridendo; lo stomaco gli si strinse in una morsa. Cielo, era proprio senza speranza.
    "Figurati. Fammi sapere come va a finire con tuo padre. Credo che anche quella sarebbe una bella scena a cui assistere. Cioé, non per me - io finirei probabilmente affatturato sul posto - ma credo che tu ti divertiresti."
    "E cosa ti fa credere che potrei essere così crudele da ridere di mio padre sofferente?"
    "Per favore, Weasley. Quel faccino innocente? Una truffa come i calderoni autorigeneranti. Hai un po' di spirito Serpeverde dentro di te."
    "Perché voi Serpeverde siete così dei cattivi ragazzi..."
    "Dei veri ribelli! Puoi giurarci, bambolina!"
    Riuscirono a sostenere lo sguardo dell'altro solo per pochi secondi prima di scoppiare a ridere in simultanea.
    "Morgana, era da tanto che non mi divertivo come oggi, Scorpius. Grazie mille davvero."
    "Di nuovo, di nulla, Rose. Ci vediamo lunedì pomeriggio per le prime ripetizioni, che ne dici?"
    "Non mancherò. Croce sul cuore." Rispose, segnandosi il petto. Poi fece qualcosa che Scorpius non si sarebbe mai aspettato dopo un solo pomeriggio speso insieme: si sporse in avanti, strizzandolo in un abbraccio. Con suo grande scorno, durò solo pochi secondi, quindi Rose lo lasciò andare e indietreggiò. "Buona serata, Malfoy."
    Lui fece appena in tempo ad alzare una mano in segno di saluto prima che lei si voltasse e si dirigesse a grandi passi verso la Torre dei Grifondoro.
    Fece un giro su se stesso, ridacchiando tra sé e sé, quando una mano sulla spalla lo costrinse a bloccarsi. Si voltò, incontrando un Ingresso completamente vuoto con lo sguardo.
    "Andiamo, Albus, togliti il Mantello e dimmi che c'è."
    Il suo amico spuntò dal nulla alla sua destra, ripiegando con fare esperto il Mantello dell'Invisibilità che suo padre gli aveva regalato anni prima e che avevano usato insieme innumerevoli volte durante la loro amicizia.
    "C'è che sei un idiota, Scorpius." Annunciò, guardandolo serio. "Chiedere a Rosie di uscire con te? A quel modo? Ti ha dato di volta il cervello?"
    Alzò gli occhi al cielo.
    "Vedi, Potter, è questo il problema che fa di te un perfetto Grifondoro: non sai cosa sia un minimo di strategia."
    "Ma che Morgana stai dicendo?"
    "Quanti anni sono che conosco Rose, Albus? Quasi sei. E in tutto questo tempo quante conversazioni abbiamo sostenuto senza avere te attorno e che andassero oltre il saluto? Se avessi aspettato che le arrivasse un'illuminazione magica avrei finito per fare la fine di Rüf, e..."
    "E cosa ti fa pensare che un pomeriggio ad Hogsmeade per far arrabbiare suo padre cambierà qualcosa, di grazia?"
    Scorpius ghignò e alzò un indice, piazzandoglielo a due centimetri dal naso.
    "Albus caro, qualcosa già è cambiato se mi sono guadagnato un abbraccio che avrei pensato assolutamente impensabile fino a stamattina."
    "Un abbraccio. Tutto questo per un abbraccio. Sei serio?" Replicò Albus alzando un sopracciglio, ma Scorpius non si fece impressionare e continuò, imperterrito.
    "Anche se non avesse voluto dire nulla, carissimo, ho a mia disposizione una serie semi-infinita di pomeriggi di studio da solo con lei per fare in modo che il prossimo, invece, sia carico di significato."
    Fece un saltello sul posto, ignorando il suo migliore amico che scuoteva la testa: che Albus pensasse quello che preferiva, lui avrebbe avuto successo o sarebbe metaforicamente perito nel tentativo di far innamorare di lui Rose Weasley, sua cotta ufficiosa - ma nemmeno troppo - dalla primavera precedente.
    Sentì Albus sospirare di nuovo e quindi dargli una pacca sulla spalla, abbracciandolo di lato.
    "Tu, amico mio, sei completamente sciroccato. E questo mi fa pensare che, dato il livello di psicosi che raggiungono i miei parenti - Rose compresa - tu possa avere una seppur minima possibilità di successo con lei. Potreste perfino durare più di una settimana senza uccidervi a vicenda, cosa che darebbe sicuramente tocco di carineria alla vostra storia."
    "Trovi?"
    "Certo. E sai quale sarà la parte più divertente di questa prospettiva?"
    "Quale?"
    "Mio zio Ron che tenterà di farti la pelle alla Babbana. E non preoccuparti, i pop corn per tutta la famiglia li offrirò io."
     
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